giovedì 6 marzo 2008

Alla fiera delle banalità

Ci voleva un sondaggio per scoprire che quando un giovane si interessa di politica tende a privilegiare i partiti più piccoli? Le ragioni di questa propensione sono talmente ovvie a chiunque non abbia perso il ricordo della propria giovinezza, che non sciuperò il mio e il vostro tempo a parlarne.

Quello che invece mi preme segnalarvi è che, se cliccherete sul link contenuto nell' articolo, avrete modo di constatare che, malgrado la propensione segnalata, ben il 53,1 dei giovani voterà per i due partiti più grandi. A me pare che questo dato sia molto più significativo e, quindi, meno banale del primo. Perchè?

Perchè contraddice una delle "monete false" che Veltroni sta tentando di spacciare in questi giorni di campagna elettorale e cioè che il "giovanilismo" sia un valore, che i giovani, di per sè, garantiscano il rinnovamento. Un giovane che aderisca ai partiti in lizza per essere maggioranza, tanto innovativo non mi pare! Anzi, per dirla tutta, mi pare un vecchio parruccone (quale sono diventato anche io, oggi, che sono vecchio davvero, però)!

Probabilmente questo mio giudizio è influenzato dal fatto che, malgrado fossi ormai prossimo alle soglie della terza età, prima dell' avvento di Berlusconi e, soprattutto, del Bipolarismo, avevo SEMPRE votato per piccoli partiti di bandiera o di opinione votati alla opposizione e MAI, lo giuro, per un partito di governo, grande o piccolo che fosse.

In ogni caso, vi segnalo che articoli di stampa banali come questo, vogliono soltanto sostenere (occultamente, secondo lo stile Corrierone) la campagna di elettorale di Veltroni.


Corriere della Sera


Cosa votano i giovani?

I ragazzi da 18 a 20 anni hanno le idee più chiare rispetto al passato. E penalizzano i partiti di massa

Se ne parla ancora poco, ma il prossimo aprile voterà per la prima volta un'intera generazione, composta da tutti coloro che hanno oggi dai 18 ai 20 anni e che, per motivi di età, non avevano mai votato alle elezioni politiche prima d'ora. In passato, i giovani era perlopiù apatici. Vale a dire, risultavano meno interessati alla politica, indecisi su cosa votare e, spesso, orientati all'astensione. Questa volta non è così. Questa generazione si distingue in buona misura da quelle che l'hanno preceduta: perché mostra di avere le idee più chiare di quanto non avessero, a suo tempo, i suoi fratelli maggiori. Tanto che, diversamente dal passato, la percentuale di "non so" al quesito sull’intenzione di voto è, tra i 18-20enni, grossomodo simile – talvolta inferiore – a quella rilevabile nelle altre classi di età. Insomma, si tratta di giovani che sanno quello che vogliono.

Sondaggio: le scelte dei 18-20enni

Che cosa votano? Sul piano delle preferenze, i giovanissimi si distaccano significativamente dal resto dell'elettorato. C'è, soprattutto, un'accentuazione delle indicazioni per alcuni dei partiti che si posizionano alle estreme dello schieramento politico. Così, tra i neo-elettori, si registra una percentuale di consensi per la Lega Nord più che doppia rispetto alla popolazione. E si rileva una ancora maggiore preferenza relativa per la "Sinistra Arcobaleno". Ne risultano penalizzati specialmente i partiti di massa, considerati forse più tradizionali: sia il PD, sia, in misura ancora maggiore, il PDL, il cui elettorato è mediamente più anziano di età. Non appare danneggiata, invece, l'area di centro. Al contrario, si nota una sorta di attrazione dei giovani per i partiti che la compongono, forse per la loro connotazione più legata alle valenze etico-religiose. In particolare, l'Unione di Centro risulta ottenere tra i 18-20enni quasi il doppio dei voti virtuali che vengono attribuiti dalle altre classi di età. Ci troviamo, insomma, di fronte ad una coorte di giovani significativamente più decisa degli anni passati. E, per questo, orientata verso forze con proposte che appaiono loro più nette o "radicali", sia sul piano strettamente politico, sia su quello etico-religioso

Renato Mannheimer (05 marzo 2008)

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