martedì 4 marzo 2008

capire la politica

Dedico la pubblicazione di questo articolo a chi crede che i politici del PD siano anime belle tutte dedite al bene comune. Dite che tutti i fans di Veltroni, specie se giovani, sappiano come stanno davvero le cose? Mmmm, consentitemi di dubitarne ......

La Repubblica.

Il leader antimafia potrebbe candidarsi con Di Pietro: "Dimenticata la lotta ai boss"
Alla fine della riunione un brindisi alla "Marini" con l'amaro Lucano
Lumia, Ceccanti e i cattolici Ds vittime della guerra dei seggi

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Beppe Fioroni in assetto da battaglia, maniche di camicia e telefonino sul tavolo, impegnato a difendere con i denti le candidature cattoliche ed ex popolari. Maurizio Migliavacca imperturbabile ma spietato: su tutti i candidati di provenienza Ds il vecchio coordinatore del partito ha detto l'ultima parola. Nel bene e nel male. Dario Franceschini col portatile davanti agli occhi occupatissimo a spostare, tagliare e infilare nomi e a garantire gli accordi presi dal vertice del partito. Alla fine, alla cinque di ieri mattina, hanno anche brindato alla chiusura delle liste.

È stato Migliavacca a ricordare l'antica usanza di Marini, un tempo re delle trattative sindacali prima elettorali poi, oggi sostituito da Fioroni: "Franco finiva la nottata con un bicchierino di amaro Lucano". Franceschini allora ha ordinato una bottiglia per il cin cin senza bollicine. Ai tanti esclusi, ai morti e feriti lasciati sul campo non avrà fatto piacere.

È stata davvero una notte lunghissima, è stata anche l'ultima volta al Botteghino per una riunione importante. Si sono visti lì, a Via Nazionale nella sala dedicata a Willy Brandt, i segretari regionali, gli ambasciatori delle correnti (ma Rosy Bindi si è rappresentata da sola con tabelle, quote, pronta a far valere la sua percentuale alle primarie del 14 ottobre) e i candidati che non volevano essere tagliati fuori all'ultimo minuto.

Decine di persone, ma erano pochissimi quelli che avevano il potere di vita o di morte sui candidati. Fra loro, oltre ai tre big, il veltroniano Goffredo Bettini, il franceschiniano Antonello Giacomelli, il dalemiano Nicola Latorre. Loro hanno lasciato il posto libero a Tiziano Treu, che in extremis ha ottenuto da Veltroni il lasciapassare, loro hanno tagliato i cattolici che ai tempi del maggioritario avevano scelto i Ds anziché il Ppi e la Margherita.

Mimmo Lucà è rimasto di sasso per la collocazione al nono posto in Piemonte, casella che garantisce più la trombatura che il seggio sicuro. Si è già dimesso da coordinatore dei Cristiano sociali e stamattina il piccolo gruppo riunisce il suo organismo. Di quella pattuglia c'è però Giorgio Tonini, capolista nelle Marche, ma "lui è un cattolico veltroniano", sibila Lucà. Fratelli coltelli, questi cattolici. "Vedo che ci sono tutti gli organizzatori del convegno della scorsa settimana: Fioroni, Franceschini, i teodem. Veltroni ha scelto loro e emarginato noi", dice Lucà incavolato.

Non entreranno in Parlamento, oltre al coordinatore, Marcella Lucidi e Stefano Ceccanti, il costituzionalista che lavorato gomito a gomito con Veltroni in queste settimane e che si è cercato invano di recuperare a tarda sera. In Sicilia la tagliola delle candidature ha fatto molte vittime. Loredana Ilardi, lavoratrice del call center presentata dal leader Democratico a Palermo come capolista, è scivolata al nono posto nella circoscrizione occidentale.

Ma è l'esclusione di Giuseppe Lumia a fare più rumore. Il vicepresidente della commissione Antimafia non ha ottenuto la deroga. Adesso incassa la solidarietà piena della Confindustria siciliana, dei movimenti siciliani anticriminalità. Ma le sue considerazioni sono comunque amarissime. Come il liquore servito al Botteghino. "Legalità e sviluppo non sono presenti nelle liste siciliane del Pd - osserva Lumia - basta leggerle. Io vedo il nome di Crisafulli, per esempio. Insomma, la lotta alla mafia non è una priorità del Pd e il rinnovamento in Sicilia non esiste". Lumia spiega che la Sicilia è stata trattata come terra di conquista dai paracadutati di Roma, è convinto che da oggi "gli imprenditori che fanno la battaglia contro il pizzo sono più soli". A questo punto, il leader antimafia ha tutte le caratteristiche per passare con Antonio Di Pietro. Lui non lo esclude e risponde: "Vediamo".

In Sicilia, Nuccio Cusumano, il senatore che ruppe con Mastella per salvare Prodi, non è tra i candidati sicuri. È uno sgarbo che, dice, "non mi fa piacere".

La notte di Via Nazionale ha portato ad altre esclusione eccellenti. Il veneto Gabriele Frigato aveva la deroga garantita, ma nelle liste è scivolato oltre la soglia di sicurezza. La sottosegretaria toscana Beatrice Magnolfi, appena una legislatura e mezza nel curriculum, non è stata ricandidata: "Sono amareggiata, ma non è una tragedia. Dico solo che nella selezione il merito individuale non ha premiato".

Alcuni ingressi dell'ultima ora invece sono destinati a far discutere. Salvatore Cardinale, in Sicilia, ha rinunciato la seggio, ma verrà sostituito dalla figlia Daniela, 26 anni. A sorpresa nel Lazio 2, il "regno" di Fioroni, la capolista sarà Donatella Ferranti, pm che a Viterbo diede vita a una Mani pulite locale prima dell'arresto di Mario Chiesa e che oggi è il segretario generale del Csm. E accanto agli imprenditori, il Pd schiera una fetta della Cgil: Paolo Nerozzi corre in Veneto mentre Achille Passoni, che lavorava già con Veltroni alla campagna elettorale, l'uomo che organizzò la manifestazione dei tre milioni per Sergio Cofferati, sarà eletto in Toscana.

(4 marzo 2008)

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