Come sa bene chi mi segue con regolarità, io non pubblico articoli tratti da giornali amici. La verità è che neppure li leggo. Pensate che da quando, nel 2001, Berlusconi vinse le elezioni, io smisi di guardare i canali Mediaset. Non smisi di guardare solo i TG, ma tutte le trasmissioni, fictions comprese, che pure mi piacciono molto. Nel cercare una spiegazione a questo anomalo comportamento scarto, di proposito, la possibilità di essere un bastian contrario. La scarto perchè non mi piace, mica perchè non sia possibile, anzi! La spiegazione che, invece, mi piace di più è quella razionale: che senso ha - mi domando - che perda il mio tempo ad ascoltare chi so già che è d' accordo con me? A cosa mi serve trovare conferme a quel che penso già per conto mio? Se, come è accaduto sette anni fa, è la mia parte politica a governare, come faccio a sapere se sta governando bene? Leggendo i giornali che la sostengono?! Certo che no! Bisogna proprio che legga i giornali degli oppositori, se voglio sapere cosa sta succedendo realmente. Ma se questi raccontano balle e parlano male del Governo per .... partito preso? Beh, io penso che ad un ascoltatore o lettore attento, le balle risultino sempre evidenti. Le menzogne sono molto più stupide e fragili della verità e riescono ad ingannare solo chi VUOLE essere ingannato. I truffatori di professione sanno bene che riescono ad imbrogliare solo coloro che vogliono essere ingannati. Basta che il truffando non abbia questa attitudine e persino i professionisti della truffa falliscono. Tutto questo pistolotto, solo per introdurvi alle lettura di un bell' articolo della Stampa di Torino, giornale degli Agnelli e perciò antiberlusconiano, che descrive, a mio avviso ottimamente, le ragioni per le quali Berlusconi vincerà le elezioni. Che all' articolista "roda" questa vittoria è palese, ma intanto la verità la dice, e tanto mi basta.
La Stampa
25/3/2008
Il contratto di Silvio
Berlusconi stabilmente in vantaggio. Forse perché queste elezioni sono assai meno nuove di quanto abbiamo sperato.
ANDREA ROMANO | |
C’è poco da fare, Silvio Berlusconi è ancora avanti. Saranno cinque, sette o nove i punti di vantaggio sul Pd ma quel che conta è che a meno di tre settimane dal voto il suo distacco si è fatto stabile e robusto. In attesa di conoscere il colpo di scena con cui Walter Veltroni tenterà di ribaltare la situazione, viene da domandarsi quale sia il segreto di questo settantenne che sembra essersi acconciato ad una campagna elettorale di piccolo cabotaggio senza essere mai stato neanche insidiato dall'inseguitore. Difficile che la sua arma in più sia nascosta nella coalizione, che nel frattempo si è fatta più circoscritta e radicale e nella quale non si notano personalità in grado di aggiungere dosi rilevanti di carisma o prestigio. Altrettanto prevedibile è stata fino ad oggi la qualità della sua proposta politica, che a parte l'alzata d'ingegno dell'Alitalia (peraltro tutta da verificare e a forte rischio di autogol) si è organizzata su uno spartito già ampiamente noto: contratto con gli italiani, anticomunismo, sicurezza. Il tutto ripreso dal suo bagaglio più tradizionale ma recitato su toni più bassi di qualche ottava, senza i fuochi d'artificio dei tempi che furono e con l'aggiunta di una pacatezza - questa sì sconosciuta - verso un futuro economico che il berlusconismo prima maniera ci avrebbe descritto come sfavillante contro ogni evidenza. Persino il look e il linguaggio del corpo si sono fatti più flemmatici, al limite dell'indolenza, con abbondanza di tristi camicie scure e la curiosa prevalenza del comizio da predellino sul gigantismo da palco al quale ci eravamo abituati. Nonostante questo e molto altro di già visto e sentito, Berlusconi appare lanciato verso la sua terza vittoria elettorale. Perché alla fine dei conti anche questo voto coinciderà con un referendum popolare sulla sua persona, sul profilo di colui che nel quindicennio della transizione italiana ha rappresentato l'unico motore immobile della nostra politica. In assenza di autentiche alternative alla sua leadership, in mancanza di competitori sufficientemente forti o coraggiosi da sfidarne il carisma di cui gode presso i moderati italiani, l'elettorato sembra pronto a riprendersi quanto era stato accantonato dal voto del 2006 pur di lasciarsi alle spalle i due anni dell'Unione. Due anni che continuano a pesare, con la loro eredità tutt'altro che dimenticata di confusione politica e personale, nonostante gli sforzi che in queste settimane Walter Veltroni ha dedicato a farci immaginare che dall'oggi al domani una nuova e luminosa alba fosse iniziata per l'Italia e per il centrosinistra. Perché forse il vero segreto dell'ostinato successo di Berlusconi è proprio qui. Nel fatto che - nonostante i ridondanti annunci di novità - quelli che si fronteggiano sono i medesimi schieramenti che abbiamo conosciuto in tutti questi anni. Lo stesso Veltroni si è limitato a tonificare le proprie truppe, a superare il torpore dell'ultimo prodismo, dando qualche rinfrescata qua e là senza mutare la sostanza di una proposta e di un costume politico di cui l'Italia ha visto la concreta applicazione negli anni più recenti. E già oggi, nell'attesa di un miracoloso sfondamento da realizzare in meno di venti giorni, i suoi strateghi e luogotenenti sembrano concentrati sulla soglia di sconfitta minimamente accettabile per farlo rimanere al comando di quanto resterà del Partito democratico. Una volta smaltito l'effetto-novità dei primi giorni, sono due le vecchie ricette che tornano ad affrontarsi in quella che le cronache ricorderanno come l'ennesima e inconcludente campagna elettorale della lunghissima transizione italiana. Una campagna che si appresta a concludersi con la vittoria di colui che più di altri ha rappresentato la continuità politica e culturale del quindicennio, anche nella sua ultima e più prevedibile versione. |
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il cannocchiale
1 commento:
..."Le menzogne sono molto più stupide e fragili della verità e riescono ad ingannare solo chi VUOLE essere ingannato. I truffatori di professione sanno bene che riescono ad imbrogliare solo coloro che vogliono essere ingannati. Basta che il truffando non abbia questa attitudine e persino i professionisti della truffa falliscono. "
Quello che dici non fa una grinza. Malgrado ciò Prodi è riuscito ad arrivare a Palazzo Chigi.
Perché? Perché a questo mondo di "Pinocchi" ce ne sono tanti!
Purtroppo.
zeus
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