sabato 8 marzo 2008

giullari e ciambellani

Questo articolo di Stella, il cui contenuto polemico nei confronti della Sinistra Arcobaleno è ineccepibile, mi offre però lo spunto per riferire una sensazione che avevo avuto fin dai primi passi dell' ultimo Governo Prodi: tutte le volte che sentivo Berlusconi (e tutti i suoi uomini e tutti i suoi alleati) criticare il governo per essere "troppo condizionato dalla Sinistra radicale" dicevo a me stesso che stava sbagliando. La controprova la trovavo nel fatto che anche i giornali del Padronato Parassitario (Corriere in testa) sostenevano (e continuano a sostenere, oggi, come da articolo di Stella) la stessa tesi.

In cosa consisteva (e consiste tutt' ora) - secondo me - l' errore? Nel fatto che scaricare tutte le colpe sulla Sinistra significava assolvere Prodi e il PD, della serie: senza sinistra estrema, il centrosinistra di sempre (ex-comunisti ed ex democristiani) saprebbe governare benissimo! Il che NON é VERO!

Se, oggi, Veltroni può continuare a mentire agli italiani e molti gli credono, è anche grazie a questo errore sia sostanziale sia strategico di Berlusconi e del centrodx tutto!
A me pare, infatti, che questo errore tolga efficacia alle argomentazioni del centrodx anche nella campagna elettorale in corso. Che senso ha criticare un Veltroni che si presenta alle elezioni dicendo: "Ecco, ho accolto le vostre critiche, ho scaricato i comunisti, ora sono legittimato a governare, no? Non siete stati voi stessi a dire che, senza i rossi, il governo avrebbe fatto bene"?!!
Non mi stancherò mai di ripeterlo: la iattura italiana non sono mai stati i comunisti duri e puri, ma i comunisti e i clericali "democratici", cioè i lupi statalisti travestiti da pecore, dei quali si sono SEMPRE serviti i poteri forti per condannare l' Italia a perpetuare il suo stato di paese vetero capitalista. Cioè un paese in cui i ricchi diventano sempre più ricchi a spese della comunità, in cui gli imprenditori "veri", cioè quelli che producono ricchezza "vera", sono sempre stati osteggiati in tutti i modi, un paese in cui il benessere sociale di pensionati, operai e impiegati è stato basato sostanzialmente sull' accumulo del debito pubblico.
Quando si vive, per decenni, di debiti, è fatale ed inevitabile che prima o poi i nodi vengano al pettine. E' successo a tutti gli stati moderni, agli Usa, alla Gran Bretagna, alla Germania, alla Spagna ecc ma loro hanno reagito con i vari Reagan, Tatcher, Aznar ecc. che hanno rimesso a posto più che i conti, l' organizzazione statale, riducendo sprechi e tasse e ingaggiando scontri epici coi sindacati.
Noi avremmo avuto Berlusconi, se lo avessero lasciato lavorare. Non occorre che vi ricordi come, invece, è andata a finire: i poteri forti hanno continuato a spadroneggiare, appollaiati sulle spalle dei vari Scalfaro e Prodi e Ciampi e Veltroni e Marini e Casini e, persino, Fini, per non parlare della schiena curva dei PM, pronti a contare i peli del c.... di Berlusconi e a non vedere le chiome fluenti e unte dei suoi nemici.

Concludo: smettiamola di polemizzare con Bertinotti e Diliberto e Pecoraro che contano quanto il due di coppe a briscola e che non hanno MAI contato nulla e mai conteranno nulla in questo paese. I nemici del progresso sociale ed economico del nostro paese non sono certo loro .... loro sono come i giullari alla corte del Re: dicono cose vere sulle ingiustizie sociali ma propongono ricette risibili e il Re, infatti, se la ride e continua a fottere il popolo attraverso i suoi ciambellani che si chiamano Prodi, Veltroni, Marini, Parisi e compagnia brutta e i suoi utili idioti alla Calearo.

Il Corriere della Sera
Veltroni e i Nord Est

Lo strappo di Calearo
di Gian Antonio Stella

Dice il ministro rifondarolo Paolo Ferrero che l'idea di Veltroni della comunità del lavoro «è una classica idea di destra organicista, la traduzione del "siamo tutti sulla stessa barca" con i lavoratori che remano e Agnelli al timone». «Una stupidaggine», sentenzia: «La società è divisa tra chi sfrutta e chi è sfruttato». Quindi, come ha sancito Fausto Bertinotti, tra l'operaio scampato all'incendio della Thyssen e l'ormai ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo candidati insieme nel Pd, o è di troppo l'uno o è di troppo l'altro.

Per carità: potrebbero esserlo tutti e due. Nella prospettiva di un partito attento ai processi più nuovi della società, Antonio Boccuzzi ha oggi un altissimo valore simbolico dopo la catena di omicidi bianchi ma porterà in Parlamento la prospettiva di un lavoratore di un settore esausto e assai poco innovativo. Ed è fuori discussione che l'ex rappresentante degli industriali vicentini, che sono tra i pacchetti di mischia combattivi del Paese, è del tutto estraneo alla storia del centrosinistra. Non bastasse, ha sottolineato subito questa sua estraneità confidando di non aver «mai» votato da quella parte e infilando una serie di battute, a partire da «San Clemente» che hanno incendiato il dibattito come una torcia in un pagliaio.
Veltroni poteva trovare di meglio per aprire a quel Nord Est da decenni avaro di soddisfazioni per la sinistra? Può darsi. I mal di pancia dell'elettorato che si riconosce nel Pd sono forti. E nel rivangare un'infelice battuta del neo-capolista democratico sullo sciopero fiscale («a mali estremi...») crescono i sospiri di dissenso di quanti avrebbero preferito che Walter puntasse (ammesso e non concesso che accettassero) su altri cavalli, forse meno ruspanti e meno in sintonia con gli umori dei piccoli e medi imprenditori veneti, ma mai vissuti come «avversari», e tanto meno come «falchi»: Pietro Marzotto, Mario Carraro, Luciano Benetton.

Ma Veltroni voleva lo strappo. Netto. Carta vincente o carta perdente? Si vedrà. Al di là dei turbamenti democratici e dei veleni della destra che urla al «tradimento», le polemiche su Calearo dimostrano però ancora una volta tutti i limiti d'una certa sinistra nel capire il Nord Est. Basti leggere Liberazione.
Dove i settentrionali sono «prigionieri del benessere blindati nelle villette-bunker» contrapposti a «meridionali costretti a una nuova ondata migratoria verso i paesi di quelle villette». Uno stereotipo che fa il paio col modo in cui Alfonso Pecoraro Scanio sbertucciò le paure dei veneti dopo il massacro di Gorgo al Monticano: «Il tono del dibattito sulla sicurezza è ormai da barzelletta». E con l'idea di una società spaccata come una mela di Ferrero.

Sia chiaro: il mondo è pieno di sfruttati e sfruttatori. E gli uni e gli altri vanno chiamati col loro nome: sfruttati e sfruttatori. Ma questa sinistra è convinta di conoscerli davvero, i «suoi» operai del Nord Est? Dicono le tabelle delle ultime politiche che i risultati ottenuti da Rifondazione in alcuni paesi ad altissima densità operaia della provincia iper-industrializzata di Vicenza sono i seguenti: 2,7% ad Arzignano, 2,7 a Carrè, 2,0 a Rosà, 1,8 a Rossano Veneto, 1,6 a Zermeghedo... Come mai? Forse le cose sono un po' più complesse...

07 marzo 2008

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