venerdì 7 marzo 2008

Pannella è un liberale.

Nel post precedente ho denunciato i falsi problemi con i quali i politici (effettivi e di complemento, cioè i giornalisti) distraggono l' opinione pubblica da quelli veri. Eccone un preclaro esempio. Pannella è diventato - a detta della signora Chiara Saraceno, che esercita la sua attività politica dalle colonne della Stampa di Torino - un membro della Casta!

Ai lettori più giovani, probabilmente questa apparirà una non-notizia, cioè una semplice conferma a quel che già credevano di sapere. A quelli più vecchi, invece, questa notizia apparirebbe come un vero scoop .... se solo fosse vera!

Lo è? Macchè, è solo fuffa, è solo fumo gettato negli occhi dei lettori elettori, è solo disinformazione perpetrata per santificare il già santo Veltroni. "Vedete gente, che gran pazienza deve esercitare San Walter? Quel vecchio trombone di Pannella fa lo sciopero della sete per ... sete di poltrone. Ma, si sa, Pannella appartiene alla vecchia Casta, quella che Veltroni vuole scompaginare, novello San Giorgio alle prese col drago"!

Be', ragazzi, non è così. Tacciare Pannella di appartenza alla Casta è come tacciare il Papa di appartenenza ad una setta Satanica! Pannella ha dedicato tutta la sua vita a denunciarla e a combatterla, la Casta! Pannella è uno che ha dedicato la sua vita alla moralizzazione (moralizzazione vera, moralizzazione liberale, non poliziesca o confessionale) della politica e della società civile italiana e, quindi, non tollera di essere preso per i fondelli da un pretino da sacrestia come Veltroni e non tollera, soprattutto, che lo siano gli italiani. E allora si incazza e denuncia, nei modi di sempre, che "il re è nudo".

Prima dell' avvento di Berlusconi, era Pannella il "demonizzato" per eccellenza. Gli strali della Casta politico/giornalisticaa di sinistra, di centro e di destra che soffoca l' Italia da 40 e più anni, erano tutti indirizzati a lui e su di lui concentrati. Di lui si è detto tutto il male del mondo e anche di peggio. Poi, è arrivato Berlusconi e il Pannella ha potuto tirare il fiato, almeno per un po' ... Ma ora che la Casta sembra abbia deciso che è arrivato il momento di "sdoganare" Berlusconi, e magari inciuciare con lui, visto che non ha avuto la cortesia di ritirarsi dalla politica o, meglio ancora, di tirare le cuoia, ecco che Pannella torna in auge, come bersaglio ...

Nel caso vi steste chiedendo perchè la Casta abbia demonizzato, con la stessa intensità, sia Pannella che Berlusconi e nel caso non trovaste risposta, ve la suggerisco io. Quei due signori, pur tanto profondamente diversi nella loro storia personale, hanno - agli occhi dei padroni del vapore - una pessima caratteristica in comune: sono entrambi liberali, laici e antimarxisti, il che - nel nostro paese - è una colpa INTOLLERABILE. O meglio, magari si può anche tollerarla nei privati cittadini, ma mai in quelli che vogliono fare politica, cioè che rischiano di intaccare il monopolio del potere cattolico-marxista-confindustriale che imperversa, in questo paese, incontrastato, dalla fine della guerra.

Ma se questo è vero, perchè Pannella è finito nell' Unione invece che nella CdL? Perchè, malgrado l' opinione diversa di Berlusconi che lo avrebbe preso a braccia aperte, i suoi alleati non lo hanno voluto! Fini non lo ha voluto perchè Pannella, oltre a tutte le libertà civili, vuole anche quella di spinello, e Buttiglione perchè Pannella vuole il Papa fuori dalla politica italiana.

L' Unione, invece, doveva mettere insieme uno schieramento capace di vincere le elezioni, e ha imbarcato tutto ed il contrario di tutto, persino Pannella. La stessa, identica cosa sta facendo Walter, l' "Innovatore"!!!

Perchè Pannella è stato al gioco? Perchè lui predica il bipartitismo da 60 anni, ecco perchè! Quando l' Italia è arrivata al bipolarismo, Pannella DOVEVA portare i Radicali in uno dei poli, pena la scomparsa. Come era ovvio, voleva entrare in quello della Libertà, ma è stato respinto e allora non ha avuto scelta. Obtorto collo, come è risultato subito chiaro a tutti, alleati e non. Capezzone non ha resistito neppure un anno e ha dato forfait, ma la Bonino ha resistito perchè sapeva - e sa - che fare qualcosa è meglio che non fare nulla. E infatti ha contribuito, col suo ministero, a far decollare le esportazioni italiane, ottenendo l' unico successo ecomico dello sciagurato governo uscente.

Concludo: che con l' avvento del bipolarismo il Partito Radicale sarebbe sparito lo conferma la mia vicenda personale. Io, infatti, ho votato Pannella per 40 anni ed ho smesso di farlo immediatamente, non appena, con l' arrivo di Berlusconi, il sistema si è bipolarizzato e votare per un partito del 2% che, oltretutto, non si alleava con gli altri, era diventato del tutto inutile.

Quando Pannella ha aderito all' Unione non ho condiviso affatto la sua scelta, ovviamente, ma ne ho compreso le ragioni e le ho rispettate. E mi indigno contro chi, per ragioni di parte o per semplice ignoranza della sua storia personale e politica, si permette di mancare di rispetto ad una delle poche persone pubbliche S I C U R A M E N T E rispettabili che questo paese abbia mai prodotto, dalla Unità d' Italia in poi.





6/3/2008

Anche Pannella al mercato della casta

CHIARA SARACENO

Dovevamo vedere anche questo: che un grande combattente per i diritti civili e di libertà, quale è sempre stato Pannella, usasse lo sciopero della sete per garantire ai suoi la certezza di essere eletti, a prescindere dalla volontà degli elettori.

Certo, non porta lui la responsabilità di una legge elettorale che ha reso carta straccia la volontà dei cittadini, costretti a scegliere tra liste bloccate senza poterne in alcun modo modificare gerarchie ed equilibri. Ma che anche Pannella e i radicali, dopo aver legittimamente battagliato per avere propri rappresentanti in lista con una qualche ragionevole certezza di essere eletti, ora facciano della questione della garanzia di essere eletto la propria bandiera fa davvero specie al cittadino comune.

Assistiamo al quotidiano scempio del nostro sacrosanto diritto di dire la nostra non solo su questo o quel partito, ma sull’equilibrio tra le varie anime che compongono quegli omnibus che sono ormai diventati i partiti maggiori: una sorta di riedizione della democrazia cristiana interclassista. Il gioco si è spostato tutto entro il ceto politico e tra i vertici delle correnti. Lì si decide chi entra, più ancora chi esce, e per quanto tempo. Per chi si fanno eccezioni e chi no. Anche in passato il potere degli apparati era enorme. Ma ai cittadini era lasciata una qualche opzione, la possibilità di segnalare un gradimento o viceversa un rifiuto per la particolare composizione di una lista, cambiare l’ordine della graduatoria. Oggi non più. E dopo aver dichiarato che la legge elettorale era certo indecente e da cambiare, i partiti e i diversi capi-corrente hanno poi proceduto a spremerne tutti i vantaggi possibili in una lotta tanto serrata quanto immemore dei cittadini che assistono impotenti.

Può ben essere che ci sia stata qualche margine di ambiguità nell’accordo fatto da Veltroni con i radicali. Così come altre ambiguità sono segnalate sulla presenza di candidate donne (ove, per altro, la soglia minima del 30 per cento autoimposta dal Partito democratico è stata immediatamente e prevedibilmente tradotta in soglia massima). E ogni anima del partito avrà le sue rivendicazioni da fare.

Ma in tutto questo contrattare e lamentarsi nessuno che spenda neppure una parola per l’umiliata capacità dei cittadini di dire la loro, di esprimere, con il voto, un giudizio che non sia un plebiscito. Spiace dirlo, ma anche i radicali in questo non sono diversi dal resto della casta politica, di ogni colore e orientamento.

Nessun commento: