venerdì 14 marzo 2008

Un articolo da leggere e diffondere


Definire magistrale questo articolo di Piero Ostellino è riduttivo. Chiunque abbia idee incerte su cosa sia lo statalismo e cosa sia il liberalismo deve assolutamente leggerlo. Prego chiunque gestisca un blog o vi partecipi come ospite, di diffonderlo nei limiti delle sue possibilità e/o di stamparlo e distribuirlo a parenti, amici e colleghi.

Corriere della Sera

CITTADINI, POLITICA E STATO

L'invadenza delle Leggi

di Piero Ostellino

Le parole d'ordine del Pdl e del Pd si assomigliano perché frutto dei sondaggi. Si interroga la «gente »; poi i partiti adottano i temi più gettonati. E' il trionfo del marketing sulla politica. Pdl e Pd non sottopongono alla «gente» il problema del potere pubblico e dei suoi limiti perché non è un prodotto elettoralmente «commerciabile ». Ma, così, perdono di vista la differenza fra la società aperta e una chiusa. Lo Stato non c'è dove dovrebbe esserci — garantire sicurezza, legalità, giustizia, istruzione — e c'è dove non deve, producendo illegalità, divieti, vincoli, sanzioni illegittime.

Assegnare allo Stato una finalità etica (per esempio la giustizia sociale) accresce il potere della classe politica. Lo Stato liberale non è produttore di un'«etica pubblica», bensì di un quadro giuridico entro il quale gli individui sviluppano le loro potenzialità. L'economia di mercato dev'essere regolata dalla politica, ma non può essere piegata a un obiettivo «esterno» ai processi che ne presiedono la produzione di ricchezza. Che è neutrale. L'interventismo pubblico nell'economia di mercato è come l'intrusione della polizia nelle libertà politiche dei cittadini. Da noi la legislazione non fissa solo norme di condotta. Vuole modellare l'Uomo. Ma l'enorme produzione di leggi vanifica la certezza del diritto e paralizza la società. Pdl e Pd non capiscono che, per modernizzare il Paese, è vitale una radicale «semplificazione legislativa » che riduca la pletora di leggi vigenti. Il tema non era nei sondaggi.

E infatti il 5 marzo è entrata in vigore la legge 188/2007 che stabilisce quanto segue. 1) Il lavoratore che vuole dimettersi deve recarsi presso un soggetto intermedio: il Comune e simili. 2) Il soggetto intermedio si collega al Sistema Informativo Mdv del Ministero del Lavoro e inserisce i dati relativi alla dimissione. 3) Il Sistema rilascia il Documento delle Dimissioni Volontarie con un codice univoco e una data di rilascio (validità 15 gg.). 4) Il soggetto intermedio consegna al lavoratore il Documento emesso, vidimato. 5) Il lavoratore consegna il Documento al datore di lavoro. 6) Le dimissioni non sono valide se formulate in altra forma. E' un esempio di mentalità totalitaria: regolamentare tutto affinché tutto sia proibito tranne ciò che è espressamente consentito. La ratio, evitare che i datori di lavoro facciano firmare una lettera in bianco di dimissioni all'atto dell'assunzione. L'infrazione non è solo punita, come già accade; è anche resa impossibile. Parafrasando S. Agostino: la peste dello Stato (totalitario) è la possibilità di infrazione. Per il pensiero totalitario è il settore pubblico che produce «beni pubblici». Esso non distingue fra «servizio pubblico » — prestato dalla Pubblica amministrazione — e «beni pubblici», che rispondono al consumatore; li confonde, li assimila e, per fornire l'uno e produrre gli altri, aumenta le tasse. Ma in una società aperta non c'è distinzione fra settore pubblico e privato nella produzione di «beni pubblici». Che possono essere prodotti dall'uno o dall'altro. Se ai privati non conviene aprire una farmacia in un paesino, non si vede perché non lo debba fare il Comune. Diverso è il caso della struttura «privatistica », controllata dal Comune, che gestisce i cinema di Bologna. Il primo caso è società aperta; l'altro neo-comunismo municipale.

14 marzo 2008




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1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa cosa del modulo di dimissioni volontarie è veramente da stato sovietico. Mi auguro che il prossimo governo, che come mi auguro non dovrebbe essere di sinistra, lo abolisca subito.
Ugo A.