lunedì 10 marzo 2008

Politica e Verità

"Berlusconi, dicci la Verità". Questa invocazione è il titolo dell' ottimo articolo di Ricolfi che posto qui di seguito. Niente da eccepire, da parte mia, sul contenuto.

Il titolo, invece, mi offre lo spunto per qualche riflessione. Ricolfi, per quanto riesca a dire cose scomode alla sua parte politica) è pur sempre un uomo di sinistra e lo si evince proprio da questa invocazione alla Verità. Cioè, Ricolfi è un uomo che crede che la Verità esista e, come se non bastasse, DEBBA esistere persino in politica!


Bene, è mia opinione che la Verità NON esista, ma che esistano tante verità. Quante? Una per ogni essere umano, quindi milioni, miliardi di verità!
La "mia" verità, dunque, è che la verità non esiste. A fronte di questa "mia" verità esiste la verità - opposta - di Ricolfi: la verità esiste e va detta persino in politica!

Posso sperare di convincere qualcuno che la mia verità è più vera di quella di Ricolfi?
NO!
Non posso sperarlo perchè non ho argomenti che la sostengano?
NO!

Ne avrei tanti e tutti validi (secondo me, naturalmente) ma cozzerebbero tutti contro l' essenza stessa della nostra civiltà giudaico-cristiana (e anche islamica, non dimentichiamocene) che si basa, appunto, su UNA VERITA' ASSOLUTA: l' esistenza di Dio.

Con la caduta del paganesimo e dei suoi innumerevoli Dei (ognuno dei quali rappresentava una delle innumerevoli verità umane) e con l' avvento del monoteismo (un solo Dio, una sola Verità), la nostra civiltà ha imboccato quella china che, secolo dopo secolo, ci ha portato dai fasti di quella Greco-Romana allo squallore di quella dei giorni nostri, giorni in cui il culto di una Verità Unica resiste persino al trionfo della Tecnologia, della Conoscenza e della Scienza.

Quando, abbandonandomi ai sogni ad occhi aperti, provo ad immaginare una civiltà pagana, cioè sprovvista di dogmi e verità assolute, ma provvista dei mezzi tecnologici e conoscitivi attuali, vedo la realizzazione del Paradiso in Terra!

Vabbè, lasciamo stare i sogni e torniamo a bomba: Berlusconi, dicci la verità! Quale verità dovrebbe dirci? Che governare l' Italia non è soltanto difficile, ma inutile, come sosteneva Mussolini che, dopo anni di potere assoluto, cioè privo di qualsiasi opposizione organizzata, si era reso conto della anarchia degli italiani, cioè della loro ingovernabilità?

Dovrebbe dirci che siamo un popolo di ipocriti che amano la libertà propria e detestano quella del loro vicino di casa? Che siamo un popolo che ama la laicità ma che pratica il bigottismo più becero, cattolico e/o marxista che sia? Che siamo un popolo che invoca la Verità e pratica l' Ipocrisia? Che siamo un popolo che predica la pace nel mondo ma scannerebbe volentieri il suo avversario politico? Che siamo un popolo di ecologisti che gettano la spazzatura per strada?
Che siamo un popolo che adora il buon governo finchè rimane un concetto astratto ma guai a tentare di metterle in pratica? Che siamo un popolo che invoca la sovranità della Giustizia ma passa col rosso appena il Vigile si gira? Che siamo un popolo che invoca la libertà di stampa ma che non ha un solo giornale libero e che neanche si accorge di non averlo? Che siamo un popolo che detesta le bugie degli avversari politici ma si entusiasma per quelle dei politici che supporta? Che siamo un popolo che pretende l' aiuto dello Stato, dalla culla al funerale, ma che detesta pagare le tasse? Che siamo un popolo che venera il Papa e il Presidente della Repubblica ma detesta chi li ha nominati?

Questo dovrebbe dirci Berlusconi, per vincere le elezioni? E lo stesso dovrebbe fare Veltroni, che dell' Italia che ho appena descritto è uno dei campioni?

Be', converrete con me almeno su questo: se ci dicesse la Verità, se ci dicessero (tutti i nostri politici) la verità, non prenderebbero un solo voto.

L' ipocrisia sociale (cioè la buona educazione formale) è indispensabile alla convivenza pacifica, lo sappiamo tutti. L' ipocrisia dei politici è altrettanto necessaria, dal momento che devono sollecitare il voto di cittadini altrettanto ipocriti.

Quella che, invece, è intollerabile (ai "miei" occhi, ben inteso) è l' ipocrisia dei nostri maestri, quella di coloro che sono preposti alla nostra educazione civile e culturale, quelli che non ci insegnano, come dovrebbero, che non esiste la Verità Assoluta e che, invece, predicano quotidianamente il contrario, sia nelle aule scolastiche e universitarie laiche, sia in televisione, sia nei giornali.

Ricolfi, invocando la Verità, e chiedendola persino ai politici, si rivela, purtroppo, uno dei nostri tanti, troppi, cattivi maestri.





8/3/2008
Berlusconi dicci la verità


LUCA RICOLFI

Negli ultimi giorni la campagna elettorale è entrata in una fase nuova. Forse non è ancora chiarissimo se davvero i due programmi elettorali si somiglino così tanto come si dice, ma quel che sta diventando evidente è che i due messaggi di fondo divergono. Il messaggio di Veltroni ricorda quello di Berlusconi nel 1994: cambiare si può, noi cambieremo l'Italia. Quello di Berlusconi, invece, ricorda molto il messaggio che abbiamo ascoltato da Prodi negli ultimi due anni: la situazione è difficile, occorre anche fare dei sacrifici, noi siamo gente seria e non promettiamo la luna. Qualcuno, maliziosamente, suggerisce che Veltroni può permettersi di farci sognare perché sa di non poter vincere, mentre Berlusconi, proprio perché sa di vincere, non può permettersi di farci sognare. Ma è tutto qui il gioco? Ho l'impressione di no. Se fosse tutto qui non potremmo che lodare Berlusconi, che finalmente pare aver dismesso il vizio delle promesse facili e aver acquistato la virtù del realismo. A guardare le cose più da vicino, tuttavia, è difficile non restare perplessi. Prendiamo il caso Alitalia. Nel 2004, il centro-destra pilotò l'ennesimo salvataggio della compagnia di bandiera. Credo che chiunque, oggi, si renda conto che quello fu un errore, forse dovuto alle pressioni di Alleanza nazionale.

Eppure nei giorni scorsi Berlusconi, anziché fare autocritica sul passato, ha riproposto confusamente la questione dell'italianità della compagnia, salvo poi far rettificare le sue avventate dichiarazioni (erano «solo una battuta»). Dobbiamo pensare che, se vincerà il centro-destra e nel frattempo il destino di Alitalia non sarà stato già deciso, assisteremo all'ennesimo pasticcio sulla compagnia di bandiera? Prendiamo il problema dell'articolo 18 e dello Statuto dei lavoratori. Nella sinistra c’è molta confusione, ma a destra la situazione è paradossale. A una domanda sull'articolo 18 il candidato premier (Berlusconi) risponde che si dovrebbe «cambiare tutto lo Statuto con regole nuove e più moderne». A sua volta il candidato ministro dell'Economia (Tremonti) dichiara che lascia volentieri a Veltroni la patata bollente dell'articolo 18, e spiega: «difendo la logica del posto fisso. La nostra tradizione è questa. Non accetto un mondo dove la precarietà è segno di modernità». Ma l'aspetto che più mi lascia perplesso dell'evoluzione di Berlusconi è la sua ricostruzione dei fatti di questi anni. Non perché io non condivida il suo pessimismo sullo stato del paese e sulla pesantezza dell'eredità di Prodi, ma perché se a un certo punto - finalmente! - ci si decide a dire la verità, allora bisogna dirla fino in fondo. Non per nulla, nei processi, i testimoni giurano di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. E dire tutta la verità significa dirla a proposito degli altri, ma anche di se stessi, dirla sui fatti dell'oggi ma anche su quelli di ieri. Solo così possiamo credere che qualcosa di importante stia cambiando, e che il Berlusconi di oggi sia meno avventato e spaccone di quello di ieri. Ma appena ci allontaniamo dal comodo terreno dei giudizi sulla gravità della situazione economica dell'Italia le cose cambiano. Ho sentito con le mie orecchie Berlusconi dire in Tv che aveva realizzato l'85% del programma, e che il 15% mancante era colpa degli alleati. Ma questo è falso. Incontrovertibilmente falso. Possiamo discutere, con i nuovi dati ufficiali usciti nell'ultimo anno, se il «Contratto con gli italiani» sia stato realizzato al 50% o al 60%, ma resta il fatto che le due principali promesse - abbattere la pressione fiscale e ridurre il numero dei delitti - sono state clamorosamente mancate. E' vero, nel quinquennio berlusconiano (2001-2006) gli italiani hanno pagato meno tasse che nel quinquennio precedente (1996-2001), ma alla fine del suo mandato Berlusconi ha lasciato la pressione fiscale al livello al quale l'aveva ereditata dal centro-sinistra. L'aliquota massima, che doveva scendere al 33%, nel 2006 era ancora bloccata al 43%, ben 10 punti al di sopra di quel che era stato solennemente promesso.

Quanto ai delitti, nel quinquennio berlusconiano sono aumentati ininterrottamente, e nel 2006-2007 hanno fatto un ulteriore balzo in avanti grazie all'indulto: un provvedimento fortissimamente voluto dalla sinistra, ma anche dal partito di Berlusconi. Possibile che su questi fallimenti Berlusconi non abbia nulla da rimproverarsi? Ora che il centro-destra si appresta (forse) a tornare alla guida del paese, ci piacerebbe che la sua voglia di verità fosse meno strabica. Va bene rivolgersi agli italiani senza illuderli sul loro futuro, ma sarebbe meglio cominciare a dire qualcosa di sincero anche sul nostro passato. Altrimenti questo mostrarsi preoccupati per le scelte e i sacrifici che ci attendono, rischia di rivelarsi per quello che forse è: solo un messaggio in codice, un modo indiretto per dirci che Prodi ha governato male e lascia un'eredità difficile da gestire.

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