mercoledì 26 marzo 2008

Il "buonismo" veltroniano ha i giorni contati?

Ricavo questa fausta ipotesi dalla lettura del pezzo che il cronista della Stampa ha dedicato al recente comizio di Veltroni a Palermo. Questa pregevole cronaca fatta sul campo, vale più di tanti solonici commenti scritti in poltrona dai nostri insopportabili maitres a penser. Veltroni pare aver dimenticato che c'è un solo modo per battere Berlusconi: calunniarlo e demonizzarlo (possibilmente con l' "aiutino" di qualche avviso di garanzia). Se non fai tutto questo, non c'è verso: perdi le elezioni. Be', pare che Veltroni - costatando che i sondaggi vedono il PD fermo da settimane - stia ripensando la sua strategia. Speriamo che sia così, perchè detesto cambiare canale il martedì sera, subito dopo la performance di Crozza: Ballarò mi appassionava e divertiva mentre, da quando è cominciata la campagna elettorale, mi fa addormentare sulla poltrona ..... Allora, meglio un buon telefilm, persino italiano, no?




La Stampa

26/3/2008 - RETROSCENA - IL LEADER DEL PD CAMBIA STRATEGIA
Veltroni alza i toni: "Il Cavaliere fa come Lauro"
Addio buonismo per blindare i voti d'area
FABIO MARTINI

PALERMO - E’ grande, è lunga piazza Verdi, i palermitani l’hanno riempita per metà e ora che Walter Veltroni sta parlando di mafia i cinquemila ascoltano con un silenzio speciale, un misto di timore e curiosità. E’ come se il leader del Pd volesse scuotere la platea raccolta all’ombra del teatro Massimo: «Ora voglio dire qualcosa che resta: i mafiosi sono criminali, assassini e vigliacchi, perché per sciogliere nell’acido i bambini bisogna essere dei vigliacchi. Sì, degli assassini vigliacchi!». La gente applaude ad una frase forte che è il punto di arrivo di un ragionamento crudo sui due mali di cui soffre la Sicilia: la destra e la mafia. Urla Veltroni: «La destra ha fatto male alla Sicilia» e poco dopo: «La mafia è la principale nemica della Sicilia». Non c’è una connessione logica e diretta, del tipo la destra rappresenta la mafia, ma il messaggio sembra proprio quello. Ed è tanto più significativo questo passaggio così hard sulla destra siciliana perché, proprio da qui, per la prima volta Veltroni ha iniziato a cambiare toni e linguaggio nei confronti di Silvio Berlusconi.

Dai cantieri navali di Trapani (davanti a 400 persone) Veltroni ha paragonato Berlusconi ad Achille Lauro. Alludendo alla vicenda dell’Alitalia, il leader del Pd: «Sembra di essere tornati ai tempi nei quali prima delle elezioni si prometteva la scarpa destra e poi, ad elezioni fatte, quella sinistra...». E in piazza Verdi a Palermo, Veltroni picchia sulla questione del match in tv col Cavaliere: «Sottrarsi al confronto televisivo in una campagna elettorale così importante non accade in nessun Paese del mondo e tantomeno non dovrebbe accadere nel nostro, dove si usano le proprie televisioni per violare le regole del gioco». E sull’articolo 41 bis, così "malvisto" dai boss mafiosi ma che per motivi di garantismo di volta in volta ha trovato critici sia nel centro-destra che all’estrema sinistra, Veltroni non usa chiaroscuri: «Noi siamo per l’applicazione severa». E ancora: «La mafia decida per chi votare, ma non voti per noi». E la candidata governatore Anna Finocchiaro è sulla stessa sintonia: «La sanità pubblica siciliana è diventata la grande lavanderia del denaro sporco della mafia!». Bordate non casuali. La prova sta nel fatto che per la prima volta Veltroni ha omesso quello che era diventato un refrain nei suoi precedenti settanta comizi: «Da me non sentirete mai una frase di odio». Un passaggio, questo, che nei precedenti discorsi era stato puntualmente accompagnato da battimani convintissimi e che probabilmente tornerà anche nelle prossime, decisive esibizioni televisive.

Ma un certo incrudimento dei toni sembra indirettamente suggerito dai sondaggi che continuano ad arrivare al Loft: quelli pubblici e quelli privati concordano nel segnalare oramai da due settimane un vantaggio quasi immutabile dal Pdl di Berlusconi. Quel che colpisce (e preoccupa) lo staff di Veltroni non è solo il sostanziale stallo del Pd (seppure dopo una rimonta inizialmente spettacolare), ma la "staticità" del monte-voti di Berlusconi. In altre parole, il Pdl non solo tiene, ma soprattutto non ne cede al Pd. E quelli che passano da una parte all’altra sono voti pesanti, voti che varrebbero doppio. Come fa osservare il coordinatore della campagna veltroniana, Ermete Realacci, «la nostra missione più che rubare elettori consolidati dall’altra parte, è recuperare gli elettori incerti e per farlo, non criminalizzeremo Berlusconi perché, tra l’altro gli consentiremmo di fare il richiamo della foresta». E infatti Veltroni non ha attaccato frontalmente Berlusconi, che continua a definire «il principale esponente dello schieramento avversario». Ma sta prendendo le misure e sembra di capire che gli attacchi sono destinati ad aumentare nel caso in cui la rimonta diventasse un’utopia. Perché a quel punto l’imperativo del Pd diventerebbe uno solo: fare il pieno dei voti della propria area.



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il cannocchiale

2 commenti:

Davide Andriolo ha detto...

Torno a trovarti, ti leggo nonostante tutto con piacere, anche se non ho tempo per lunghi commenti.
Il tuo post di oggi mi ha forse illuminato sul perché crediamo in due "speranze" differenti, sul perché non riesco a fidarmi del PdL. Purtroppo la destra siciliana, che è la prima che ho conosciuto essendo siciliano anch'io, è quanto di più lontano dalle idee liberali di cui tu parli, ancorata agli interessi, legata a doppio filo con le mafie locali, capace di attingere ai serbatoi di voti coi mezzi più beceri. Chiunque, in Sicilia, lo sa. Anche quelli che la votano, per opportunismo, clientele o semplice incapacità di rendersi conto della gravità della cosa.
Con questo non ti dico che il PD sia pulito, anzi, per competere sullo stesso difficile terreno ha messo in campo una squadra che non mi piace affatto, cercando di attingere voti democristiani e abbandonando una tradizione di sinistra antimafia che va da Portella della Ginestra a Peppino Impastato fino ai tanti giovani che si impegnano ai giorni nostri.
A destra, nella destra seria, c'era ovviamente un Borsellino, validissimo esempio (che, non dimentichiamolo, indagava anche sul caso Berlusconi-Mangano).
Nella destra di adesso, invece, si son solo riciclati i vecchi DC che dal dopoguerra hanno regnato sull'isola... come potrei fidarmi di loro?

*paraffo* ha detto...

Be', amico Macondo, io non sono siciliano eppure capisco bene la tua difficoltà a fidarti degli eredi della dc siciliana. La mia conoscenza della politica siciliana è iniziata leggendo Sciascia, quindi figurati!!

Il fatto è che io non mi fido degli ex-dc ovunque essi allignino!! Perchè dovrei fidarmi di quelli approdati al Pd? O meglio, perchè dovresti fidartene tu? Forse, nei miei precedenti interventi non mi sono spiegato bene: io d.e.t.e.s.t.o, letteralmente e oserei dire visceralmente i demoscristiani di ieri, di oggi e di domani. La loro presenza nel PdL mi disturba enormemente, ma che vuoi che faccia?
Lo so che è triste dire che in Italia tocca sempre votare per il meno peggio, ma così è, purtroppo, e così sarà a lungo. Chissà, forse solo i tuoi figli riusciranno a votare per il meglio, ma solo quando saranno invecchiati anche loro!
Non ti sembri, il mio, un pessimismo di maniera. C'è una ragione .... toponomastica ben precisa che mi fa essere così pessimista: la presenza dello Stato denominato Città del Vaticano, annidiato nel centro cittadino della Capitale dello Stato Italiano!

Questo vuol dire che dei democristiani è impossibile liberarsi....