giovedì 6 marzo 2008

Mens vana in corpore sano

Faccio una eccezione alla "linea editoriale" del mio blog che prevede di postare e commentare, cercando di confutarli, solo articoli provenienti da giornali della parte avversa, perchè questo fondo di Mauro Giordano contiene la più spiritosa definizione di Veltroni che abbia sentito fino ad oggi: MENS VANA IN CORPORE SANO. Si tratta di una battuta ironica, intelligente, elegante e, soprattutto, universale: potrebbe essere applicata a tanti, di entrambi gli schieramenti, quindi non è neppure calunniosa come la maggior parte delle battute su Berlusconi.


n. 56 del 2008-03-06 pagina 1

VECCHIE RUGHE SOTTO IL TRUCCO
di Mario Giordano

Dagli Appennini alle Bande: il tour elettorale di Veltroni cade in una serie di agguati e imboscate che al confronto la foresta della Colombia è il Club Méditerranée. In un solo giorno si registrano nel centrosinistra quattro esplosioni violente: la bomba Pannella, la bomba Calearo, la bomba «figli di» e la bomba «sicurezza sul lavoro». Walter continua a ripetere che è tutto a posto. Ma ricorda un po’ quell’economista che sentenziò: «Ci aspetta un lungo periodo di prosperità». Infatti: era l’ottobre 1929.
Il fatto è che le esplosioni contemporanee attorno al pullman segnano qualcosa in più di una battuta d’arresto: segnano la fine dell’illusione. Il punto di forza su cui Veltroni aveva giocato tutto, infatti, era quello del mostrarsi diverso rispetto alla litigiosità del governo Prodi. E ora come può essere credibile? Se lui e gli alleati si prendono a pallettate per il 15° posto in lista in Emilia Romagna, che succederà se mai dovessero decidere insieme sui veri problemi del Paese? Quanti penosi scioperi della sete dovremmo ancora vedere? E dopo lo sciopero della sete? Quello della fame? Della colazione? Della kinder brioche?
Certo: un po’ di litigiosità, nel comporre le liste, è naturale. Ci sarà sicuramente anche nel centrodestra. Ma le bombe esplose ieri nel Pd mettono tre punti fermi che sbugiardano l’operazione di marketing di Veltroni:
1) Altro che nuovo: le liste sono state preparate con criteri da prima Repubblica, come dimostra l’alta presenza di «figli di», segretarie, assistenti (mancano solo colf, tate e badanti per completare l’opera) e l’ammissione di Veltroni di aver «dato i soldi» ai radicali che li chiedevano;
2) altro che alternativo a Prodi: appena Calearo, candidato simbolo del Pd attacca, Veltroni è costretto a difendere il governo in carica, Visco compreso, ammettendo la continuità con il peggior esecutivo della storia della Repubblica;
3) altro che coeso: basta leggere le dichiarazioni di due candidati del Pd come la Merloni (industriali) e Nerozzi (Cgil) sulla sicurezza del lavoro per capire che di fronte ai problemi concreti il centrosinistra è destinato ancora a spaccarsi. Eccome.
L’operazione estetica si schianta così contro la realtà. Il belletto non regge nemmeno pochi giorni. E infatti Veltroni, mens vana in corpore sano, manifesta evidente nervosismo. Attacca i giornali che osano infrangere il coro osannante dei media. Tira fuori dalla naftalina la legge sul conflitto d’interessi. Ed è costretto a telefonare a Prodi per scusarsi e sconfessare le dichiarazioni di Calearo, mentre i sondaggi lo danno già in calo. Una giornata davvero nera: poche ore prima Walter proclamava di aver preso il largo. Preso il largo? Forse si riferiva solo a un nuovo candidato un po’ cicciottello.

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