martedì 4 marzo 2008

L' utile idiota

Così il grande Longanesi - insigne giornalista/editore/disegnatore/umorista degli anni 50, - definiva coloro che portavano acqua al mulino del PCI, pur non essendo comunisti. L' Italia ne era piena allora come oggi.

Dunque, due confindustriali sono finiti nella lista del PD, Colaninno e Calearo. Due "utili idioti"? No, solo uno, il secondo.

Il primo è un rappresentante del capitalismo parassitario e, quindi, sta dalla parte giusta! Niente da aggiungere se non un certo compiacimento, da parte mia, per il fatto che, attraverso questa candidatura, finalmente si fa chiarezza e si capisce chi cura gli interessi di chi.

Il secondo, invece, è un un imprenditore produttivo, uno che dovrebbe stare dalla parte di Berlusconi, per capirci. E allora perchè è andato dall' altra parte?

La mia spiegazione è di carattere psicologico: il Calearo, cooptato ai vertici di Confindustria come capo di Finmeccanica, ha annusato il profumo dei "poteri forti" e ne ha subito il fascino.

Molto probabilmente viene da famiglia di umili origini, come la maggior parte dell' imprenditorialità veneta, e tira alla promozione sociale. Vuole entrare nel salotto buono della finanza italiana, quella che domina Confindustria e, purtroppo, l' Italia tutta. Probabilmente si sdilinquisce all' idea di poter dare del tu agli Agnelli e ai Pirelli.

Mi ricorda Calogero Sedàra, personaggio del Gattopardo. Si tratta di un ex contadino che, diventato molto ricco con la compravendita delle terre dei nobili in decadenza, assetati di contanti per mantenere una parvenza del loro antico tenore di vita, non si accontenta più della ricchezza, vuole anche la promozione sociale e allora assegna una ingente dote alla bellissima figlia, Angelica, in modo da comperarle il matrimonio con Fabrizio, lo squattrinato nipote del Principe di Salinas. L' impresa gli riesce, la figlia diventa principessa, e lui, ridicolo nel suo abito da sera, partecipa, orgoglioso (ma sprezzantemente ignorato dagli altri ospiti) al gran ballo della festa di nozze.

Complimenti, Calearo, e tanti auguri.

LASTAMPA.it

3/3/2008 (7:11)
- VERSO IL VOTO - LA SQUADRA DEL PD
Dopo Colaninno Veltroni
lancia anche Calearo
Un posto al capo di Federmeccanica
Bertinotti: Walter, ma che ti è preso?
RAFFAELLO MASCI
ROMA

«Adesso iniziamo a credere di poter vincere». È ottimista Walter Veltroni dopo aver incassato l’ok di Massimo Calearo: il presidente di Federmeccanica e leader degli industriali vicentini diventa una bandiera per il Pd. E quel nome, associato a quelli di Matteo Colaninno e Umberto Veronesi in Lombardia, potrebbero - effettivamente - fare la differenza in quel lombardo-Veneto ex bianco, superleghista, antiromano e no-tax. L’hanno capito bene sia la sinistra che il Pdl, che proprio su Calearo hanno aperto il fuoco della dialettica politica.

«Non so come venga in mente al Pd di candidare Calearo» ha detto sbigottito, Fausto Bertinotti, «una scelta di campo inequivocabile dalla parte dei padroni» ha aggiunto il ministro Paolo Ferrero, e così anche Franco Giordano: «Il Pd con Calearo e Ichino va verso il centro». «Francamente - ha aggiunto Giorgio Airaudo, della Fiom torinese - faccio fatica a credere che così si rappresentino i lavoratori», in piena sintonia con il segretario Fausto Durante. Sull’altro fronte, e per ragioni opposte, appare basito il senatore azzurro Maurizio Sacconi: «La candidatura di Calearo che segue a quella di Colaninno, conferma che in Confindustria sono davvero successe cose strane in questi anni». Veltroni, per tutta risposta, chiarisce che mentre «la sinistra parla di lotta di classe contro i padroni, noi con Calearo dimostriamo che siamo la forza del patto tra imprenditori e lavoratori». Quanto a lui, l’interessato, sciogliendo la lunga riserva sul suo impegno politico, ha spiegato che «se nel partito democratico trovano spazio anime, culture e interessi, anche non di sinistra come quelli di cui io sono portatore, significa che la politica italiana sta veramente cambiando».

Con l'acquisizione di Calearo si è anche chiuso il lavoro di costituzione delle liste del Pd, portato a termine con una settimana di anticipo rispetto alla scadenza dell’11 marzo, dai due grandi tessitori: Goffredo Bettini e Dario Franceschini. Inutile dire che su questi elenchi si lavorerà fino all’ultimo minuto utile, ma l’impianto appare ormai consolidato, almeno nelle teste di lista. Si sa, quindi, che il Piemonte perde Livia Turco come storico candidato (per lei è certo il collegio senatoriale dell’Abruzzo). Avrà invece Piero Fassino e Emma Bonino per le due circoscrizioni della Camera mentre come capolista al Senato avrà Gianfranco Morgando. Fortissimo, come si diceva, il pool per il lombardo-veneto: su quel fronte rischioso non si spenderanno solo i nomi citati di Calearo, Veronesi e Colaninno, ma anche il prestigio di Enrico Letta, Rosy Bindi, seguita dal numero due della Cisl Pierpaolo Baretta.

Non si è capito, invece, se Anna Finocchiaro sarà capolista per il Senato in Puglia o, più probabilmente, in Emilia, dove sarebbe affiancata alla Camera da Pierluigi Bersani. Dall’Emilia si trasferisce invece in Toscana Dario Franceschini che sarà capolista alla Camera mentre Vannino Chiti potrebbe esserlo al Senato. In quella Regione sarà candidato anche il prefetto Achille Serra.

Per il Lazio, si è già ampiamente parlato della giovane economista Marianna Madia per la Camera, mentre per palazzo Madama correrà il suo presidente Franco Marini. Ci sarebbero però alcuni dissapori tra i cattolici dell’ex Margherita in questa regione, perché si sentirebbero poco rappresentati. Perfino un «campione» della zona, come il ministro Beppe Fioroni, potrebbe essere candidato oltreconfine, in Sicilia. Di Pietro candida in Calabria la baronessa antindrangheta Teresa Cordopatri e un posto l’ha offerto anche a Giuseppe Giulietti. Sarà candidato, probabilmente in Toscana, lo studioso «girotondino» Pancho Pardi. Resta insanato, invece, l’attrito tra il Pd e l’Arcigay che non avrà nemmeno un candidato in lista. Da definire, infine, ancora alcune deroghe per i big che hanno superato le tre legislature: al momento sembrano certe quelle di Enrico Morando, Giorgio Merlo, Mimmo Lucà, Gabriele Frigato, Ugo Sposetti e Tiziano Treu, forse resta fuori, invece, Renzo Lusetti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ok..leggo..io voterò berlusconi...
non credo che si possa convincere qualcuno a cambiare ma..
sai quello che stai per fare?
per quale ideale lo voti?
quali dei suoi successi legali ti ha entusiasmato di piu'?
forse il concorso nelle stragi di falcone e borsellino,archiviato e non assolto?
o forse la splendida figura che ha fatto e ci ha fatto fare al parlamento europeo con la storia del kapo'?cercatela su you tube,se non fosse vera sarebbe comica....invece è tragica...
io ancora non so come sbrigarmela con queste elezioni,so cosa non farò..non voterò MAI berlusconi..di politici puliti non so se ne esiste,ma lui è proprio il peggio..vedi te..è proprio una questione,credimi,oggettiva..ci ho provato a vedere la cosa senza pregiudizi,ma piu' mi informavo e peggio era..
ok,grazie dell'opportunità..
ciao

Letizia

*paraffo* ha detto...

Cara Letizia, ti propongo un patto: se ne hai la voglia ed il tempo, leggi tutti i miei post e poi riprendiamo il discorso.

Le domande che mi poni, infatti, mi fanno pensare che tu non mi abbia letto. Se tu lo avessi fatto, avresti già le risposte.

Sulla faccenda del Kapo', che posso dirti? Avevo già visto il video e ... mi aveva MOLTO divertito! Io amo Berlusconi proprio perchè non è un politico, nel senso (dispregiativo) che noi diamo comunemente a questo termine.

Il Kapo' lo aveva attaccato senza un filo di creanza e Berlusconi ha reagito come avremmo fatto tu ed io che "politici" non siamo ...

Anzi, forse avremmo fatto di peggio: lo avremmo mandato direttamente lì dove Grillo ha mandato i politici il giorno del V-day ...

O no?

*paraffo* ha detto...

Be', per non obbligarti a leggere tutto, Letizia, leggi almeno questo La questione giustizia e conseguente dibattito