lunedì 31 marzo 2008

l'utimo soprannome: Waltindustria

Indovinello: chi ha inventato l' ultimo pseudonimo di Veltroni? Risposta: il direttore e compagno Sansonetti, su Liberazione di oggi. Secondo lui, Walter/Confindustria, Waltindustria, è diventato più liberal-capitalista di Berlusconi e degli operai se ne strafotte.

Come mi è capitato di dire già, io credo alla buona fede di Veltroni e - quest' oggi mi voglio rovinare - persino a quella di Bersani. Le folgorazioni sulla via di Damasco avvengono da tempi immemorabili, solo che i "convertiti" sono guardati con sospetto persino dopo morti. In Italia, invece, parrebbe che queste conversioni siano prese per oro colato da molti miei concittadini, a poche settimane dal loro accadimento. Ma è davvero così?

Io credo di no. Io credo che sia tutta colpa di Berlusconi! Pur di non votarlo, un terzo degli italiani sarebbe disposto a credere anche nella capacità degli asini di svolazzare nell' aria rasentando le cime degli alberi. Figuriamoci, allora, se gli ex -trinariciuti possono azzardarsi a manifestare i loro dubbi nei confronti della conversione di Veltroni, cioè di uno così convincente che persino un vecchio cinico come me è disposto a riconoscergli la buona fede!

Coraggio, compagno Sansonetti, chetati. Se il tuo partito riescirà a strappare tanti voti al PD, come io ti auguro di tutto cuore, questa ubriacatura di waltindustrialismo svanirà a poche ore dalla conta dei voti e Prodi tornerà a bussare alla vostra porta, col cappello in mano.

Ma anche se non subisse una disfatta così rovinosa, tranquillizzati lo stesso: i compagni del PD-DS-PDS-PCI, come li chiama il Berlusca, avranno anni e anni di tempo (almeno 5 ma spero 20) per disintossicarsi dalla ubriacatura waltindustrialista, Calearo sarà sodomizzato in un bagno di Montecitorio dall' operaio sopravvissuto alla tragedia di Torino, Colaninno si stuferà di pigiare bottoni a comando in Parlamento, tornerà in famiglia e tutto rientrerà nei binari della normalità ....

Amen.

Liberazione
30/03/2008

Il Partito democratico celebra la conferenza operaia a Brescia e propone un patto con gli industriali
Veltroni: «Senza crescita non c'è possibilità di redistribuzione». Giordano rilancia la sfida sui salari

Waltindustria parla agli operai:
Producete di più o sono guai

Piero Sansonetti
A Brescia si è svolta ieri la conferenza operaia del Pd. Hanno parlato alcuni operai - circa quattro - e alcuni esperti; poi ha parlato anche Veltroni. «Conferenza operaia» è una espressione importante, che viene molto da lontano. Dal Pci. Il Pci - che era un partito fortemente operaio e lavorista, e piuttiosto ostile alla Confindustria - poi divenne Pds, poi Ds, poi - fondendosi con la Margherita, erede della Dc - divenne partito democratico e infine partito democratico per Veltroni, come sta scritto ora sul simbolo elettorale. Durante questo cammino, accidentato, si è abbastanza persa l'impronta operaia e lavorista. Così oggi quella dicitura ("Conferenza operaia") è più un simbolo del passato che una cosa vera. Infatti Veltroni ha parlato pochissimo di operai. Ha parlato parecchio di industriali e di impresa - piccola, media, grande - e della necessità che aumenti la produzione, e quindi i profitti dell'impresa, perché se non aumenta la Crescita - ha detto testualmente e ha spiegato con chiarezza agli operai presenti - la redistribuzione non è possibile. E' stata questa la risposta diretta alle proposte della Sinistra Arcobaleno per il lavoro. Venerdì, e di nuovo ieri, Giordano, il segretario di Rifondazione, aveva lanciato una sfida al Pd su salari, pensioni e precari. Aveva detto: dobbiamo aumentarli, è questa l'emergenza, i lavoratori hanno diritto a un «risarcimento». La risposta di Veltroni è stata chiara: l'ipotesi di avere un risarcimento sociale è "irricevibile". Cosa vuol dire risarcimento sociale? Semplicemente questo: visto che negli ultimi vent'anni c'è stato un enorme spostamento di ricchezza dai salari ai profitti (e alle rendite) occorre una politica che riduca i profitti (e le rendite) e aumenti i salari (e gli stipendi, e le pensioni) per attenuare gli squilibri esistenti. Risposta: no. Veltroni invece propone un patto tra produttori che abbia come risultato un aumento della ricchezza. La redistribuzione -spiega - può avvenire solo su questo aumento. Cioè ci si può mettere d'accordo che l'aumento di ricchezza ottenuto con un maggior sfruttamento del lavoro, non vada, come al solito, tutto ai padroni ma, in qualche porzione, sia elargito ai lavoratori. Più di questo non si può fare. Perché - spiega Veltroni, sul tema in pieno accordo con Confindustria, e potremmo anzi riassumere le due posizioni con l'acronimo «Waltindustria» - l'attuale ricchezza italiana è così piccola che c'è poco da distribuire. Cosa volete distribuire: le briciole?
Noi per la verità non siamo del tutto convinti. Per esempio, proprio ieri ci hanno portato il cedolino con gli stipendi di una ventina di top-manager. Di grandi aziende, fabbriche, ditte varie. Beh, quello che sta peggio è il povero Montezemolo, con appena 7 milioni di euro all'anno. La somma degli stipendi di questi 20 top è di 200 milioni di euro. Facciamo questa ipotesi: lasciamo loro 20 milioni, cioè un milione di euro a testa (e possono sopravviverci). Gli altri 180 milioni li redistribuiamo, e raddoppiamo lo stipendio a 10 mila operai. O questo potrebbe far saltare il patto tra produttori?

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il cannocchiale

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