Vi segnalo, stamattina, un articolo assai emblematico dello stato in cui versa il giornalismo in Italia (stato che spiega e giustifica leggi come la par condicio e il divieto di pubblicazione dei sondaggi in campagna elettorale).
L' Autore dell' articolo, tal Lorenzo Mondo de La Stampa, ha una notizia da dare: Veltroni, in Calabria, attacca la 'ndrangheda ma lo fa in modo spudoratamente demagogico. Punto! Non può nascondere la notizia perchè i suoi lettori l' hanno già vista e sentita in TV direttamente dalla bocca di Veltroni e allora la dà. Ma la dà stando in ginocchio e prono! Prono al suo editore che ha interesse a far vincere Veltroni.? Sì, certo, ma non solo. La cosa peggiore è che questo "giornalista" è prono a sè stesso, al suo partito di riferimento, al suo candidato preferito. La sua funzione "giornalistica" è quella di edulcorare quella verità che non può nascondere, al fine di farla digerire a quei quattro elettori di Veltroni su cento che si fossero accorti della vacuità del loro candidato e che, magari, si fossero indignati e che magari potrebbero decidere di non votarlo più ... Osservate la sua tecnica: la prende alla larga, addirittura da Giannini, poi ci ricama un po' su, poi finalmente dà la notizia, ma avvertendo che il fenomeno riguarda tutti i politici e tutti gli schieramenti, della serie: se tutti peccano, nessuno pecca!
Non ho ancora visto commentare un' altra perla veltroniana, fresca fresca di ieri: al termine di un suo comizio, in teatro, il Nostro Impareggiabile Eroe ha detto che il suo slogan elettorale "Lo possiamo fare" ormai è superato perchè, testuale, "Lo stiamo già facendo"!
Domanda: ma se siamo ancora in campagna elettorale, cosa cazzo è che sta già facendo?!!!
Manco a dirlo, il teatro è venuto giù dagli appalausi.
Queste stronzate veltroniane non mi scandalizzano affatto, nè mi scandalizza che i suoi fans lo applaudano. Veltroni dice loro quel che vogliono sentirsi dire, cioè nulla di concreto ma molto di astratto, tanto per poter sognare, che poi è tutto quello che desidera il popolo di sinistra da quando è comparso, sulla scena politica, poco più di un secolo fa ...
No, quello che mi scandalizza è che non ci sia - in Italia, - uno straccio di giornalista politico indipendente che possa scrivere su uno straccio di giornale indipendente. Mi scandalizza, di fatto, che 60 anni di democrazia non abbiano prodotto neanche un giornalista degno di questo nome.
Una democrazia senza una stampa libera non è democrazia. Questo lo sappiamo tutti eppure sembra che, a parte Grillo, nessuno abbia la decenza di dirlo ...
Non ho ancora visto commentare un' altra perla veltroniana, fresca fresca di ieri: al termine di un suo comizio, in teatro, il Nostro Impareggiabile Eroe ha detto che il suo slogan elettorale "Lo possiamo fare" ormai è superato perchè, testuale, "Lo stiamo già facendo"!
Domanda: ma se siamo ancora in campagna elettorale, cosa cazzo è che sta già facendo?!!!
Manco a dirlo, il teatro è venuto giù dagli appalausi.
Queste stronzate veltroniane non mi scandalizzano affatto, nè mi scandalizza che i suoi fans lo applaudano. Veltroni dice loro quel che vogliono sentirsi dire, cioè nulla di concreto ma molto di astratto, tanto per poter sognare, che poi è tutto quello che desidera il popolo di sinistra da quando è comparso, sulla scena politica, poco più di un secolo fa ...
No, quello che mi scandalizza è che non ci sia - in Italia, - uno straccio di giornalista politico indipendente che possa scrivere su uno straccio di giornale indipendente. Mi scandalizza, di fatto, che 60 anni di democrazia non abbiano prodotto neanche un giornalista degno di questo nome.
Una democrazia senza una stampa libera non è democrazia. Questo lo sappiamo tutti eppure sembra che, a parte Grillo, nessuno abbia la decenza di dirlo ...
La Stampa
30/3/2008 | |
Qualunquista sarà lei |
LORENZO MONDO | |
Una incognita della poco incisiva campagna elettorale riguarda - come scrive Luigi La Spina - il possibile arrivo «di una grande depressione anche nell’affollamento alle urne». Nasce dalla frustrazione di tanti italiani per le prove di governo offerte dall’uno e dall’altro polo, per gli infiniti compromessi e distrazioni che hanno portato alla paralisi di ogni decisione anche sugli obiettivi condivisi a parole dai due schieramenti. È una sfiducia nella politica che viene bollata, magari sottovoce per non pagare pegno, di qualunquismo. In realtà il termine qualunquismo deve essere riconsiderato, estendendolo ben al di là delle sue origini storiche: quando venne assunto orgogliosamente, nel l946, da Guglielmo Giannini che ne fece il vessillo di una contestazione reazionaria della Repubblica e delle sue fresche istituzioni. Per quel partito fu una effimera stagione, cancellata da una vivace partecipazione popolare al dibattito politico e al confronto elettorale. Negli ultimi anni, il vento è cambiato e, senza disconoscere le mende dei nostri concittadini, inclini alla strenua difesa del «particulare», la prima responsabilità va cercata nella classe politica che li ha rappresentati. In quello che potrebbe essere definito il qualunquismo che viene dall’alto. Non mi riferisco all’attenuazione del contrasto ideologico, al modo più disincantato e civile di contrapporre i valori della libertà e dell’uguaglianza. Penso piuttosto ai generici programmi che vengono proposti dalle due parti in un imbarazzante gioco al rialzo, si tratti delle sorti dell’Alitalia, delle necessarie infrastrutture, della lotta alla criminalità. Penso, ma è soltanto l’ultimo dato di cronaca, all’intimazione rivolta da Veltroni alla ‘ndrangheta di non votare per il Pd, che è deciso ad annientarla. Ovviamente apprezzabile, ma non tale da apprestare concreti rimedi a certe complicità. Mentre suona vagamente surreale la proposta di creare una specie di Bocconi per aspiranti manager in una regione dove si sono avuti sei ammazzati in quattro giorni. È un esempio, che non annulla altri meriti di Veltroni (come la rottura a sinistra). E nessuno dei candidati premier sfugge all’esorbitanza ed evanescenza programmatica. C’è da sperare che non incoraggino troppe astensioni tra i «qualunquisti» di ogni ordine e grado. |
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il cannocchiale
2 commenti:
Caro mio, tu hai centrato un punto, ma ne hai dimenticato un'altro più importante, il Volter mentre diceva ciò, alle sue spalle aveva quella canaglia di Loriero, chissà cosa avrà pensato il fellone, si sarà dimesso? Io penso di no :-) E quest'annuncio, lo farà anche a Napoli, quando andrà a trovare il suo amico Bassolino, pluri inquisito? ;) Shadang
HAI RAGIONE, ma ci hai pensato tu a colmare la lacuna. Grazie, Shadang.
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